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"Sogni di grande nord" di Dario Acocella solo il 7-8-9 giugno 2021 al cinema



PAOLO COGNETTI
SOGNI DI GRANDE NORD
Regia di Dario Acocella

Solo il 
7-8-9 giugno 2021
al cinema

Una produzione Samarcanda Film con Feltrinelli Real Cinema e con Rai Cinema

Il film-evento sarà uno dei primi protagonisti della nuova stagione cinematografica italiana per un viaggio alla scoperta del Grande Nord sulle tracce dei Maestri della letteratura americana e di Chris McCandless di Into the Wild

Il 19 dicembre, a Roma, la prima di "O paìs do futebol", il nuovo film di Dario Acocella



È il 12 di giugno a Sanpaolo, una sfarzosa cerimonia di apertura inaugura, in un paese trepidante per l’attesa, l’apertura ufficiale dei mondiali di calcio 2014. Oltre tre milioni di biglietti venduti, cinque miliardi di dollari spesi per la ristrutturazione e costruzione dei nuovi stadi e delle infrastrutture, e oltre sessanta milioni di presenze. Una piccola radio distorta trasmette la cerimonia mentre Eron, leader delle proteste contro la FIFA e la coppa del mondo, lavora come ogni giorno nel suo laboratorio. Vitor e Darlan, due bambini di una favela di Rio de Janeiro giocano con un aquilone sulla terrazza della loro comunità che affaccia sullo stadio Maracanà, mentre, sullo sfondo, migliaia di maglie colorate si avviano verso gli spalti. Geremia è appena atterrato a Rio dall’Italia, in quella città deve chiudere un conto con il passato per potersi godere in pace la tanto attesa finale del tredici luglio. Le vite di questi personaggi si incroceranno per un caso fortuito, mentre, sullo sfondo, il grande evento planetario va in scena.

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19 dicembre
ore 21.00
Angelo Mai
Viale delle Terme di Caracalla, 55a Roma




*Ingresso con tessera ARCI acquistabile in loco*

Venerdì 23 maggio, alle 21.15 su RAI 5, il documentario "Ho fatto una barca di soldi" di Dario Acocella.



Dopo il successo al Festival del Cinema di Roma
il film di Dario Acocella approda in TV.  

Un viaggio lungo un giorno, ventiquattro ore con l’artista Fausto Delle Chiaie, ironico dissacratore, pioniere della Street Art e fondatore del Manifesto Infrazionista. Un uomo dallo sguardo acceso, barba folta e che, alla soglia dei suoi settanta anni, ha un unica missione davanti a sé: far conoscere l’arte contemporanea a tutti quelli che mai metteranno piede in un museo.
Dopo un lungo peregrinare all’estero, Fausto, si stabilisce a Roma, un carrello della spesa è il suo Atelier e Piazza Augusto Imperatore il suo spazio espositivo. Qui, da oltre quarant’anni affina la sua arte più raffinata: massaggiare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. Un viaggio che mescola l’uomo all’artista e l’artista all’uomo.


Guarda il Booktrailer QUI.

Leggi anche la recensione di S. Maggiorelli su LEFT, qui.



Il 30 marzo "Ho fatto una barca di soldi", il film documentario di Dario Acocella, al Festival 'Il Cinema Italiano visto da Milano'.

 

Festival il Cinema Italiano visto da Milano

30 marzo, ore 17.00

Spazio Oberdan 

Viale Vittorio Veneto 2, angolo piazza Oberdan, Milano

 

Regia e sceneggiatura: Dario Acocella.





Italia, 2013, 63’


Il documentario racconta la filosofia creativa di Fausto delle Chiaie, pioniere della Street Art. Nato nel 1944, si è formato seguendo gli influssi della pop art, dell’arte povera e dell’informale per poi creare uno stile completamente personale. L’artista ha sempre cercato di portare l’arte nella vita delle persone, mostrando le sue opere all’aperto e per le strade e basandosi sul concetto di “infra.azione”, l’azione attraverso cui l’artista colloca e dona le proprie opera alla comunità. 

Sarà presente in sala il regista Dario Acocella




Per maggiori dettagli, cliccare: QUI.

Anche oggi 10 novembre "Ho fatto una barca di soldi", il film documentario di D. Acocella, al Festival del Cinema di Roma.




Leggi anche la recensione di S. Maggiorelli su LEFT, qui.

Link al sito per acquisto dei biglietti del Festival: QUI



Un viaggio lungo un giorno, ventiquattro ore con l’artista Fausto Delle Chiaie, ironico dissacratore, pioniere della Street Art e fondatore del Manifesto Infrazionista. Un uomo dallo sguardo acceso, barba folta e che, alla soglia dei suoi settanta anni, ha un unica missione davanti a sé: far conoscere l’arte contemporanea a tutti quelli che mai metteranno piede in un museo.
Dopo un lungo peregrinare all’estero, Fausto, si stabilisce a Roma, un carrello della spesa è il suo Atelier e Piazza Augusto Imperatore il suo spazio espositivo. Qui, da oltre quarant’anni affina la sua arte più raffinata: massaggiare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva.
Un viaggio che mescola l’uomo all’artista e l’artista all’uomo.



“Ho fatto una barca di soldi” è il titolo di un opera di Fausto Delle Chiaie, una barchetta costruita con la stagnola piuttosto che con della plastilina, e riempita al suo interno con monete da pochi centesimi. Le prime volte che mi fermai a parlare con Fausto, avevo la sensazione che il tempo si fermasse e il mondo esterno scomparisse all’istante; mentre lui con lo sguardo si preoccupava di capire se avessi dato il giusto peso al titolo e alla sua opera, controllava che non gli rubassero la scatola delle offerte. Esporre per strada significa esporsi anche a certi rischi mi diceva sorridendo; e quello che mi ha colpito di più da subito, mentre la gente ci passava accanto divorata da difficoltà, crisi economiche e sociali, è stata la sua serenità, il suo sentirsi appagato solo grazie all’esprimere quotidianamente le sue esigenze creative.
Fausto non lo aspetta nessuno, lui non aspetta nessuno, non ha regole e non ha leggi da rispettare. Eppure ha sempre scelto lui di stare all’esterno, e quello che io continuavo a non capire era il senso di tutto questo viaggio quotidiano. Si perché Fausto abita ad un’ora e mezza di treno dalla capitale, ed ogni mattina ed ogni sera affronta le distanze senza paura. La risposta è semplice: ricerca.
Quando gli ho chiesto perché aveva deliberatamente scelto di stare lontano dagli spazi espositivi convenzionali, mi ha risposto che le sue opere non c’entrano nei musei, ma non per questioni di spazio, ma per una questione di senso. Folgorato dal suo sguardo sul mondo, ho deciso così di intraprendere un viaggio che scavasse nella radice più profonda dell’essere artisti, nel genoma della creatività più pura e spontanea, dove ovviamente, il rapporto con il pubblico, è indispensabile.
Mosso dalla volontà di abbattere l’archetipo dell’artista pazzo e solitario, avevo la necessità di capire più a fondo quale fosse il segreto della sua felicità, e se questa nascondesse codici universalmente validi per chiunque altro.