23 novembre: “Horace Tapscott’s Dream” al 28divino.

28DiVino Jazz Wine & Cheese
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tel. 340 824 9718
http://www.28divino.com


Sabato, 23 novembre 2013

“Horace Tapscott’s Dream”


Ore 21,30


Proiezione di un filmato della durata di circa 40 minuti, con estratti dai film e documentari: The Towers, di William Hale (1957); Seize the Time, di Antonello Branca (1970); I Build the Tower, di Edward Landler and Brad Byer (2006); Leimert Park, di Jeannette Lindsay (2005), realizzati dagli anni ’50 ad oggi, sulla vita culturale nella comunità afroamericana di Los Angeles e su quelle che sono divenute uno dei suoi simboli: le Torri di Watts. Erette tra gli anni ’20 e i ’50 del secolo scorso, le Watt’s Towers sono state realizzate dal piastrellista italiano Sabatino Rodia, emigrato negli Stati Uniti alla fine dell’800 da Serino, piccolo comune in provincia di Avellino.


Ore 22,30
 
Concerto




Lucia Ianniello  tromba

Andrea Polinelli  sax contralto, flauto

Diana Torti  voce

Paolo Tombolesi  tastiere

Giuseppe La Spina  chitarra

Cristina Patrizi   basso elettrico

Giuditta Santori  batteria


Una musica “contributiva” e “non competitiva”!

Era il sogno di Horace Tapscott - pianista, compositore, arrangiatore e direttore della PAPA, Pan Afrikan Peoples Arkestra - nella comunità afroamericana di Los Angeles. Con la PAPA hanno collaborato, tra gli altri, Red Callender, Sonny Criss, Billie Harris, "Butch" Morris, Arthur Blyte, Jimmy Woods, David Bryant, David Murray, Dwight Trible e molti altri.
Questo movimento copre gli ultimi quarant’anni dello scorso secolo della recente storia afroamericana di LosAngeles, ma le sue radici risalgono a una storia precedente a quella degli Stati Uniti, radicata nella cultura dei popoli dell’Africa occidentale. Era il 1961 quando Horace Tapscott cominciò a lavorare con passione per dare vita ad una delle prime cooperative artistiche nere, composta da musicisti, ballerini e poeti che si esibivano in scuole, università, chiese, parchi e sale ricreative, agli angoli delle strade. Lo scopo era quello di rivalutare il patrimonio culturale afroamericano e offrire un'immagine del jazz lontana dalle leggi del mercato, dando la giusta rilevanza e dignità alla comunità nera.
In quest’ottica comunitaria, il settetto s’incontra, vive il quotidiano, programma le prove allo scopo di condividere valori e affetti. I brani proposti sono tratti dal repertorio della PAPA e gli arrangiamenti e i testi, che vengono letti durante il concerto, sono della trombettista Lucia Ianniello. La scrittura orchestrale è realizzata in funzione dei caratteri dei musicisti e delle singole peculiarità e ampio spazio è riservato all’improvvisazione collettiva. 






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